Race Across Italy: com’è andata a Giona?


12 luglio 2019

Come promesso abbiamo risentito il nostro amico Giona dopo l’esperienza decisamente impegnativa di Race Across Italy. Una sgroppata di ultracycling non stop con partenza da Silvi, in provincia di Teramo, ed aperta alla partecipazione di solitari (sia self-supported, come Giona, che con veicolo al seguito) e team da 2, 4 o 8 ciclisti (in staffetta).

Insomma una doppia Tirreno-Adriatico che, attraversando 3 regioni, taglia per due volte l’Appennino toccando i due mari, e dopo 775 km e circa 10.000 mt di dislivello fa ritorno a Silvi.

Non a caso il titolo scelto da Giona per griffare il percorso fatto su Strava è davvero eloquente: “Fucking Race Across Italy”. Parliamo infatti di 33 ore consecutive di pedalata, certamente non una cosa alla portata di chiunque. 33 ore che non sono né gli anni del Signore, né l’invito di un mediocre ausculta il suo paziente. Sono le tante ore in cui devi assolutamente concentrarti e tenere duro.

Così non potevamo evitare di domandare a Giona: ma cosa ti dice il cervello durante 33 ore di solitaria pedalata?

In realtà, come spesso accade in questi casi anche l’indole più filosofica tende a concentrarsi sull’essenziale. Così il cervello di Giona si chiedeva semplicemente: cosa mangio? Quando? Devo rallentare in questa discesa? Quanto mancherà al prossimo punto di controllo?
Insomma, nessuno spazio per le speculazioni, ma tanto tempo invece per farsi prendere dal paesaggio di giorno e farsi incantare dagli infiniti cieli stellati italiani nella lunga notte solitaria.

Ma non avevi paura a pedalare solo di notte? “No, più che altro la notte è più dura perché il corpo tende un po’ a spegnersi” è la lapidaria (e scientifica) risposta di Giona, che ha avuto modo, di notte, di accompagnarsi talvolta ad un ragazzo prima di doversene staccare. La distanza obbligatoria, tra in concorrenti in gara, è infatti di 100 mt. Non tanto per sadismo, quanto per evitare che si creano collaborazioni. Nessuno può pedalare in scia risparmiando quel 20% di forze che in una competizione può fare la differenza.

Così come la può fare, la differenza, lo speciale “panino da gara” che Giona si prepara in queste occasioni. Perché non si vive di sole barrette, ma il suo essere vegetariano lo porta comunque a creare dei menu davvero interessanti. La ricetta? Molto semplice: pane, hummus e… giardiniera sottaceto! “È perfetta per pulirsi la bocca”, aggiunge. E certamente era la benzina giusta dato che il nostro Giona si è piazzato 5° nella sua categoria, quella dei coraggiosi solitari senza neppure auto d’appoggio. Bravo Giona! La Inca Divide si avvicina, non mollare!

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