
Il ciclismo (amatoriale) ai tempi del coronavirus:
siamo tutti "smart cyclist"!
10 marzo 2020
Il titolo di questo nostro articolo è shock, non possiamo che ammetterlo, ma essere "pusharders" è soprattutto un modo interiore di vedere e vivere il ciclismo.
Vuol dire anche "sentire", nelle proprie gambe, la realtà.
Fino a ieri sera questo testo era diverso.
Era basato sull'idea che sì, avrebbero potuto toglierci (per un po') il piacere di girare in gruppo, di partecipare a raduni, di trovarci per un caffè con gli amici e di partire alla scoperta di nuovi itinerari locali, proprio come nei nostri PH Coffee to Ride, ma ecco che, per ora sembra solo in Lombardia, inizia a circolare in serata una comunicazione su carta intestata FCI, firmata dal presidente del Comitato regionale.

Avremmo potuto scrivere che il ciclismo è uno sport bellissimo che nasce solitario, che prendere il vento in faccia è sicuramente più allenante che stare in scia, che una granfondo a volte rischia di distorcere la nostra idea di sport, più slow e meno schiava della performance ad ogni costo, e che quindi sai quanto è più bello prendere la gravel e farsi km e km tra boschi e prati in fiore...
Ma, ahinoi, anche questa opportunità di pratica del ciclismo libero e autonomo, rifugio aperto e ideale per chi non può e non deve rinchiudersi in una palestra, ecco che deve essere ancora e totalmente ripensata.
Perché l'invito della FCI lombarda è chiaro e mette di fronte tutti alla propria coscienza. State a casa. Evitate gli spostamenti. E chi non si sposta ma si allena? Pensateci. La risposta è semplice. In giorni in cui l'emergenza del coronavirus rende esplosiva la situazione degli ospedali ha senso rischiare una clavicola rotta? O forse tra un po' anche gli ortopedici dovranno dare una mano nelle sale di rianimazione?
Così, ecco la semplice risposta: evitate anche gli allenamenti. State a casa.

Chi scrive ci aveva già pensato e appeso la bici al chiodo, almeno per ciò che concerne le escursioni esterne. Foss'anche per evitare di mettere alla prova i polmoni a fronte delle ultime gelate.
Così non resta che il ciclismo interiore dei veri "pusharders", ovvero di chi sente nelle gambe la spinta per andare a tutta e la sente anche quando le gambe devono stare al loro posto e cioè, adesso come adesso, a casa.
Immaginiamo allora di essere tutti smart workers. Anche per ciò che concerne la bicicletta.
Diventiamo “smart cyclist”!
Grazie al cielo la tecnologia ci aiuta e, così come un server a cui accedere salva la vita dell'impiegato (e dell'azienda), voilà, ecco che anche il tanto odiato rullo diventa amico.
E lo diventa grazie ai tanti gadget tecnologici che prima magari snobbavamo un po', ma che adesso ci faranno ritrovare il giusto spirito dell'allenamento e, perché no, anche del gruppo.
Pensiamo a Zwift, al fatto che permette di pedalare con qualcuno... che magari si trova in Australia! Pensiamo che pedalare sui rulli permette di lasciare briglia sciolta alla fantasia, di essere sullo Stelvio con Coppi o sul Colle delle Finestre, a frullare meglio di Froome.


Ed ecco che allora, anche a livello indoor, ci si divide ancora tra "puristi" e "tecnologici".
Tra chi preferisce immergersi nelle proprie percezioni più intime e chi invece non parte neppure senza accendere il Garmin.
Bisogna che tutto cambi, perché tutto rimanga com'è, diceva il Gattopardo, quando si faceva l'Italia.
E quindi nello smart cycling il segreto per fare bene qual è?
Se è vero che nello smart working si lavora meglio togliendosi il pigiama e con orari certi o con una scrivania/tavolo da allestire credibilmente come in ufficio, ecco che anche per la sessione sui rulli conviene vestirsi di tutto punto, eleganti come se andassimo ad un PH Coffee to Ride, orientando la bicicletta in casa come se stessimo scegliendo l'itinerario perfetto.
Anche a casa c'è panorama e panorama.
Un muro nel box non sarà certo bello da guardare come invece i nostri figli che giocano e che, con il loro innocente disincanto, ci riempiranno gli occhi e l'anima di nuove prospettive.
Facendoci pensare a come rendere migliore il nostro futuro, ma godendo in pieno anche del nostro presente.
